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I CASTELLI DEL BAROLO,
TRA STORIA ED ENOLOGIA
Il castello di Serralunga d'Alba e le colline del Barolo sotto la neve
Le colline del Barolo sono note in tutto il mondo per la qualità dei vini.
Parte del loro fascino, però, è attribuibile alla loro storia, che in questa piccola area del Piemonte meridionale si è manifestata in una stupefacente concentrazione di castelli di origine medioevale, alcuni dei quali diventati protagonisti dell’avventura vitivinicola che ha portato alla nascita del Barolo.
Dopo avervi raccontato il paesaggio e il terroir delle colline del Barolo, Duchessa Lia vi porta alla scoperta dei manieri della zona, di quel fascino sottile che si prova ad osservare le vigne Patrimonio dell’Umanità dalla cima di una torre merlata.
IL CASTELLO DI GRINZANE CAVOUR,
dove tutto ebbe inizio.
Il Castello di Grinzane Cavour è senza ombra di dubbio uno dei più spettacolari delle Langhe. La sua forma compatta, tozza e squadrata, davvero imponente, si staglia solitaria su un poggetto che domina l’omonimo borgo di Grinzane, pochi chilometri a ovest di Alba, sulla strada per Barolo. Circondato da meravigliosi vigneti, fu edificato nell’XI secolo e più volte rimaneggiato. Nel 1800 dimora di Camillo Benso Conte di Cavour, statista dei Savoia e poi ministro del neonato Regno d’Italia. Le cantine del castello furono visitate da Louis Oudard, celebre enologo francese che svelò ai piemontesi le vere potenzialità del nebbiolo, inaugurando, di fatto, la storia del Barolo contemporaneo. Oggi, il Castello di Grinzane ospita una collezione dei cimeli di Cavour, un museo etnografico dedicato al vino e l’Enoteca Regionale Piemontese.
IL CASTELLO DI BAROLO,
dove la Marchesa Falletti inventò il “vino dei Re, Re dei vini”
Nel centro di Barolo, non distante dal Castello di Grinzane Cavour, sorge un altro meraviglioso maniero. Fu proprietà della famiglia Falletti, nobile stirpe medioevale che ebbe moltissimi possedimenti nelle Langhe. La storia del Castello si lega soprattutto alla fama di Juliette Colbert, che nel 1806 sposò Carlo Tancredi Falletti, divenendo la Marchesa di Barolo. Juliette fu impegnata nelle opere di carità, ma non disdegnò di occuparsi del vino, principale fonte di reddito dei suoi possedimenti. Con il Conte Camillo Benso, ebbe l’intuizione di “nobilitare” il Barolo che, stando ai documenti, era assai diverso dal vino contemporaneo (si pensa fosse dolce e frizzante). La Colbert diede inizio a nuove vinificazioni “alla francese”, che produssero un vino secco e ben strutturato. Il risultato fu così sorprendente che il nuovo vino cominciò ad essere chiamato con il nome del posto: Barolo, appunto. Ma perché il Barolo si distinguesse davvero, ci voleva un sigillo “regale”, che la Marchesa ottenne attraverso un’intelligente “operazione di marketing”. Invitata dal Re Carlo Alberto a fargli assaggiare un bicchiere di Barolo, lei rispose inviandogli oltre 300 botti da 500 litri ciascuna. La mastodontica spedizione della Marchesa ebbe una fortissima eco mediatica e, da allora, il Barolo fu associato alla casa dei Savoia: era diventato il «vino dei Re» e, di conseguenza, il «Re dei vini».
SERRALUNGA
gioiello medievale delle Langhe
Anch’esso proprietà della famiglia Falletti, il Castello di Serralunga non può vantare una particolare influenza sulla storia enologica della regione. Tuttavia, la stupefacente architettura e l’altrettanto stupefacente grado di conservazione lo rendono una delle fortificazioni da non perdere durante una visita alle colline del Barolo. Il maniero venne edificato tra il 1340 e il 1350 secondo la foggia dei dongioni francesi, ovvero un “castello a torre” la cui impressionante verticalità non passa inosservata. Salendo le sue ripide scale non si può restare indifferenti al panorama: la vista spazia sui più spettacolari vigneti del Barolo e, con un solo sguardo, si percepisce tutta la ricchezza delle Langhe: dalle zone più abitate vicino al fiume Tanaro ai vigneti che occupano la bassa collina; fino alle selvagge dorsali dell’Alta Langa, dominate dai boschi. L’eccezionale conservazione del Castello di Serralunga si deve al fatto che non fu mai ristrutturato a residenza nobiliare, conservando così inalterate le sue forme austere e militari, ricordo di quando le terre di Langa dovettero difendersi dagli invasori.
IL VINO DEI RE
Ad accompagnare il nostro viaggio tra vigneti e castelli non può che esserci una bottiglia del «vino dei Re», il Barolo Docg Duchessa Lia. Vino di nobile caratura, profondo ed equilibrato, il Barolo Docg Duchessa Lia ha un’anima profonda, eppure sempre comprensibile: sul palato rivela un’avvolgente astringenza, tipica dell’uva nebbiolo; ma prosegue in bocca con meravigliosa pienezza gustativa, sprigionando sentori di frutti rossi, spezie e delicate note balsamiche donate dal suo lungo affinamento: deve infatti affinare per almeno 4 anni, di cui 18 mesi in botti di legno.